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Pistoia Abetone

Il sapore della sfida

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4 CENTENARI

Nel 2020, anno che ci ha fatto pensare e riflettere sulla nostra esistenza, abbiamo ricordato il centenario di quattro personaggi importanti per Pistoia: Silvano Fedi, Zeno Colò, Artidoro Berti e la campionessa di sci Celina Seghi (che ha spento le sue candeline il 6 di marzo del 2020).

Persone che hanno lasciato a Pistoia un segno importante con la loro forza, i propri ideali, la caparbietà, la voglia di farcela sempre per se e per gli altri: il nostro territorio, la sua popolazione, il mondo sportivo, la gente di Pistoia.

Per questo vogliamo ricordare chi, in quel lontano 1920 è nato nel territorio Pistoiese e ha dato la sua stessa vita per la libertà come Silvano Fedi; chi è nato cento anni fa e ha portato Pistoia nei podi dello sci (Zeno Colò e Celina Seghi) e del Podismo (Artidoro Berti) e ha lottato perché lo sport fosse accessibile nel territorio e anche alle donne.  

Correndo misuro la strada e misuro me stesso.

Runlovers

Silvano Fedi

Ricordando il partigiano Silvano Fedi 100 anni dalla sua nascita.

Silvano Fedi

di Bruno e Tranquilla Fedi, nato a Pistoia il 25-4-1920, e ivi residente in Via del Villino n.9. Studente 3^ liceo classico. Di idee libertarie, vero fulcro dell’antifascismo a Pistoia. Di carattere affabile nonostante la giovane età, intelligentissimo, vedeva nella resistenza un punto fermo di riscossa del popolo italiano da combattere con il minimo di spargimento di sangue. Di buona famiglia, il padre era mediatore di cavalli, non era figlio del popolo, ma ne difendeva i diritti e gli ideali più di nessun altro. Il 12-10-1939 fu arrestato e successivamente condannato insieme a altri, da parte del Tribunale speciale, a un anno di reclusione, di cui scontati quattro mesi per associazione e propaganda antinazionale. Il 10 febbraio gli fu condonata la pena e fu scarcerato, quindi fece rientro a Pistoia ove continuò la lotta antifascista creando una rete di compagni e intrattenendo rapporti anche con il PCI clandestino della montagna. Nel dicembre 1942 fu chiamato a svolgere il servizio militare a Roma nel reparto lanciafiamme.  

A causa del comizio alla S. Giorgio il 25 luglio 1943 viene arrestato e liberato subito a furor di popolo. In quei giorni prende forma il gruppo dei comunisti libertari a Bottegone insieme a Toni Francesco e altri. Poi sciolta e mutata in una vera formazione dal nome; « Squadre Franche Libertarie» nome che conserva fino al termine del conflitto, successivamente prenderà la dicitura di «Silvano Fedi». Vero motore della formazione, coraggioso, onesto, generoso e altruista. Sfida i fascisti, evitando il più possibile scontri diretti. In molti casi tiene un comportamento guascone nei loro confronti, i quali lo odieranno anche per questo. Per le sue idee libertarie, la sua formazione era indipendente dallo stesso CLN e agiva in autonomia. Per questo motivo era mal visto da alcuni gruppi partigiani. Il 29-7-1944, in località Montechiaro a Casalguidi, mentre attendeva la restituzione della refurtiva da parte di alcuni ladri, a suo tempo individuati, fu oggetto di un’imboscata tedesca. Insieme a Giuseppe Giulietti, fu ucciso da una raffica di mitra al petto. Riconosciuto partigiano dal 10-9-1943 al 29-7-1944. Equiparato al titolo militare di come comandante di Brigata. Ha avuto la medaglia d’argento al valor militare e la laurea ad honorem dall’Università di Bologna nell’anno 1948

Zeno Colò

Ricordando Zeno Colò campione ed uomo d’altri tempi a 100 anni dalla sua nascita.

Zeno Colò

Zeno Colò, classe 1920, solo qualche mese ci separa dal ricordarne cento anni dalla nascita, eppure il ricordo in chi lo ha conosciuto ed anche in chi ne ha soltanto sentito parlare è, a tutt’oggi, vivo e profondo. Ho conosciuto poco Zeno, con lui mamma mi mandò a sciare qualche volta, poi i miei ricordi sono piuttosto sbiaditi e lontani: è sempre stata però una persona dalla quale mi sono sentita attratta sia per l’impegno agonistico che per quello profuso verso la sua comunità. Ecco dunque un breve racconto della vita di Zeno, come sportivo e come uomo, non sempre amato, aimè, dai suoi concittadini. Rifiutò il lusso e la ricchezza americane per non stare lontano dalla “sue” montagne, ma soprattutto per non lasciare la famiglia d’origine. Zeno abbandonò l’agonismo dopo aver conquistato tutto quanto era possibile: due titoli di Campione del Mondo (libera e gigante) ad Aspen nel 1950 e l’argento nello speciale; oro olimpico nella discesa libera ad Oslo, nel 1952, ancora oggi unico italiano ad averlo conquistato; 18 titoli ai Campionati Italiani, vari trofei Kandahar ed una miriade di vittorie in gare nazionali ed internazionali…. ma non solo, nel 1947 diventò l’uomo più veloce del mondo al chilometro lanciato (KL), detenendone il primato per ben 17 anni e con un abbigliamento che oggi non sarebbe accettato neppure in chi volesse semplicemente imparare a sciare nel campo scuola… di lana il maglione, di stoffa i pantaloni, di cuoio gli scarponi e di legno gli sci. Il suo non si trattò però di un ritiro spontaneo dalle più importati gare sciistiche, Zeno infatti fu vittima di una ingiusta “squalifica” a livello internazionale: fu accusato di professionismo impedendogli di partecipare a qualunque manifestazione sportiva a livello internazionale, gli fu impedito, con tardivo rammarico da parte dei responsabili, di continuare a VINCERE su tutti chissà per quanti anni ancora. Fu l’inizio di una serie di delusioni che Zeno dovette subire nel corso degli anni successivi. Nemmeno nel ruolo di allenatore federale, siamo all’inizio degli anni sessanta, riuscì a farsi perdonare l’essere stato “troppo campione”; l’ambiente azzurro mal sopportò infatti l’intransigenza ed il rigore di un uomo che pretendeva ed imponeva sacrifici e che chiedeva agli atleti dedizione assoluta, imponendo chiarezza e limpidezza di rapporti con i dirigenti. Sicuramente Zeno rappresentava al meglio il “caratteraccio” toscano, fatto di poche parole e di molti fatti, ma non bastò a decretarne il ruolo prestigioso di allenatore nazionale. Tornato alla vita di tutti i giorni, ossia ai suoi boschi, Zeno tentò, questa volta con successo, ma con mille peripezie, di rendere al suo paese natale parte della fortuna che lo aveva accompagnato nella sua sfolgorante carriera di atleta. Dopo aver tanto viaggiato alla scoperta delle più belle e prestigiose stazioni sciistiche europee e mondiali, consapevole dello stato di disagio in cui versavano le condizioni dei suoi concittadini, Zeno si spese tantissimo per la realizzazione di un’antica idea di sviluppo del paese e che avrebbe lanciato Abetone tra le moderne località montane: la costruzione di un impianto che unisse il centro del paese di Abetone con la vetta più alta del Monte Gomito, ritenuta da Zeno la più bella ed idonea per costruirvi piste ed impianti. Nel 1974 l’impianto vide la luce e ben tre piste da sci disegnate da Zeno, portano, da allora, ancora il suo nome. La nascita dell’Ovovia e della seggiovia biposto che univa la Val di Luce allo stesso Gomito diventarono il fiore all’occhiello di tutto il comprensorio, da Fiumalbo a Cutigliano. Ma il massimo della sua lungimiranza, Zeno la espresse, qualche anno dopo, a proposito dell’apertura di un raccordo (Raccordo 14) che, unendo la Val di Luce alla Valle del Sestaione, avrebbe creato un eccezionale collegamento tra le valli. Non tutti purtroppo lo vedevano di buon occhio, anzi, rischiò il carcere ed una ammenda salatissima; fu persa così definitivamente l’idea di ottenere una grande stazione con una invidiabile ricchezza e varietà del patrimonio sciatorio. Inoltre, nel 1968 dette il battesimo all’edizione “ZERO” di una corsa su strada diventata, con il passare degli anni, una manifestazione famosa e conosciuta in tutto mondo, la “Pistoia Abetone”, aspettando e mettendo al collo la medaglia a colui che ne fu “ l’ideatore ” correndola in solitario, l’Olimpionico Artidoro Berti, di cui, proprio quest’anno, ricorre il centenario dalla nascita. Questo è stato Zeno Colò, grandissimo campione che il mondo ci ha invidiato ma anche e soprattutto grandissimo Uomo. Sintesi di questo personaggio che ha amato tantissimo le sue montagne sono le parole lette durante il suo funerale: “Quando alla capacità atletica del Campione si unisce il vigore morale dell’uomo, nascono figure esemplari per la società”.

Artidoro Berti

Ricordando Artidoro Berti olimpionico ed uomo d’altri tempi a 100 anni dalla sua nascita.

Artidoro Berti

Una vita per la corsa. Con Artidoro Berti non si corre il rischio della retorica. Il piccolo muratore di Iano corre per andare al lavoro, corre nelle gare dei paesi nel clima di nuova voglia di vivere del dopoguerra, corre nelle maratone internazionali, corre alle Olimpiadi e continua a correre fin quando può. Inventa perfino la nostra “Pistoia-Abetone”. Lo fa con gioia, ma con la serietà di una missione. Vorrebbe che anche gli altri corressero. Da custode del campo sportivo di Monteoliveto realizza, con mattoni rossi sbriciolati, alcune corsie di pista di atletica leggera. E lo fa in tempi non sospetti, quando non si sa neanche che cosa siano il salutismo e il jogging. Berti sente che la corsa è una poesia alla vita. Uno stile di vita. Alle Olimpiadi di Helsinki, nel 1952, arriva in brutte condizioni. Una bronchite lo ha costretto nei mesi precedenti a cure debilitanti e a ridurre gli allenamenti. La Federazione di Atletica decide di portarlo comunque in Finlandia. Le voci vogliono che nel villaggio olimpico abbia avuto la febbre altra e lo abbiano consigliato di non scendere in strada. Per Artidoro il martirio, in quelle condizioni di salute, è durato 2 ore, 58 minuti, 36 secondi; 35 minuti in più del “grande imbattibile e inimmaginabile “ Emil Zatopek, “direttamente concepito dal dio Mercurio”, come lo definisce Gianni Brera. Ma insuperabile Berti, resta nella vita. Non si arrende. Durante la settimana fa il boscaiolo, lo stradino, il muratore, lo stradino e, infine, il custode del campo scuola a Pistoia. E continua a correre. Nel 1954 vince a Montecatini Terme la prova del campionato italiano di maratona. L’anno successivo conferma il titolo a Napoli. Per partecipare al Giro di Cosenza, dove arriverà secondo, si fa prestare cinquemila lire dal barista della stazione di Pistoia. Non aveva i soldi per compare il biglietto di andata e ritorno. Al barista dà in pegno l’orologio. “Avevo spese un sacco di soldi in medicine per curare i miei figli che avevano il morbillo”, racconta. Il ciclo d’oro si conclude nel 1955 con la maratona di Atene che si svolge lungo il percorso originario. Arriva quinto in un parterre internazionale di ottanta atleti, con il tempo di 2 ore 45minuti e 41 secondi. Ma per Artidoro ogni corsa ha comunque un valore di per sé. Dalla maratona internazionale alla corsa di paese. Non ha l’ossessione del corpo e della sua decadenza che si manifesterà, invece, sempre più in un parossismo di attività fisica che cambia per molti aspetti la natura stessa della pratica sportiva. Si vuole che l’ultima sua gara sia stata a Firenze sul campo degli Assi Giglio Rosso per correre i diecimila metri. Chiede ai suoi compagni di far sì che possa guidare i primi tre giri di campo. Poi la gara farà il suo corso e Berti cederà il passo all’evidenza delle forze in campo. Muore a ottantacinque anni, il 9 gennaio, a Iano, sulla collina pistoiese, dove era nato il 29 luglio 1920.

Celina Seghi

Celina Topolino delle nevi

Celina Seghi

1920, classe di ferro: Celina, Zeno, Artidoro, Silvano e chissà quanti altri! Era molto difficile, un secolo fa, per una donna esprimere i suoi desideri ma soprattutto era difficile realizzarli…non per Celina, il “topolino delle nevi”, nata ad Abetone e ancora oggi vivente a Pistoia: tra tanti legami tra la montagna pistoiese e la città di Pistoia, Celina rappresenta sicuramente uno dei più belli, longevi e sinceri. Avere 100 anni e non sentirli, avere voglia di cambiarsi per uscire, di darsi il rossetto e lo smalto rosso fuoco alle unghie! Avere 100 anni e, nonostante qualche piccolo problema, avere voglia di camminare sempre, “due ore di mattina e due ore di pomeriggio”! Avere 100 anni e ancora la voglia di raccontarsi, di ricordare i suoi grandi amici, Zeno, Vittorio… Avere 100 anni e sorridere a tutti i bambini che incontra, raccomandandosi con i genitori di non stressare troppo i loro figli! Avere 100 anni e riuscire ancora ad emozionarsi e ad emozionare!

ASD Silvano Fedi Pistoia - P.iva 01190520476
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