È il 20 ottobre 1968. Artidoro Berti, pistoiese di nascita e passato da grande maratoneta, decide – all’età di 48 anni – di correre in solitaria gli oltre 50 km che separano la città di Pistoia da Abetone. Non lo spaventa la salita impervia e massacrante di Le Piastre né i tornanti abetonesi: vestito di una semplice tuta azzurrina e con un berretto di lana a strisce, con il suo passo breve e nervoso, Artidoro copre la distanza in poco più di 5 ore. Ad attenderlo in Piazza Piramidi ad Abetone un altro grande campione olimpionico , il “falco di Oslo” Zeno Colò, che appende al collo del coetaneo atleta pistoiese una medaglia a ricordo della storica impresa.
Fu appunto questa scalata, “coraggiosa e unica” a detta di molti, che inaugurò la Pistoia-Abetone come la conosciamo oggi.
Un’eredità che toccò alla Atletica Silvano Fedi recuperare otto anni dopo, il 18 luglio 1976 , quando la corsa solitaria di Artidoro fu trasformata in una gara vera e propria, competitiva, destinata a diventare di lì a breve una UltraMarathon di livello internazionale.
Questa la storia. Ma oggi, a quasi mezzo secolo dalla sua prima edizione, in che cosa consiste la specificità della Pistoia-Abetone, il motivo del suo particolare fascino? I giudizi degli atleti sono concordi: unica perché la più difficile e impegnativa, indimenticabile per l’atipicità del percorso, che presenta solo 5 km di falsopiano per poi passare ad un alternarsi mozzafiato di salite (ben 31 km) e discese. Uno per tutti il commento di Sergio Pozzi, vincitore di ben 3 edizioni e detentore di un record durato 25 anni: «La prova è una di quelle per uomini veri».
Eppure questa eccezionalità del livello agonistico non spiega da sola le ragioni di un successo tanto ampio e corale. Perché i numeri della Pistoia Abetone sono eloquenti: nell’ultima edizione disputata (2019, prima dello stop dovuto al Covid) si è registrato il record assoluto di iscritti: 1925, provenienti da tutta Italia e da 24 nazioni estere e di classificati al traguardo finale di Abetone (835).
Accanto alla gara principale offre “manifestazioni dentro la manifestazione”: un traguardo competitivo intermedio Pistoia-San Marcello di 30 km, un percorso non competitivo (Free Walking San Marcello-Abetone di 20 km); il cosiddetto “Quarto traguardo”, tappa di 3 km da Le Regine ad Abetone dedicata ai portatori di handicap; una traversata notturna di trekking dal Rifugio di Portafranca ad Abetone. E poi i trofei da assegnare (4 memorial e 3 campionati nazionali tra cui gran fondo e ultramaratona in salita), gli eventi collaterali tra cui il convegno internazionale sulle ultramaratone e un centro espositivo.
Ecco, forse, che l’ unicità della Pistoia-Abetone risiede anche in questa sua costante ricerca di rappresentare qualcosa di più e di altro rispetto alla semplice gara podistica. Essa è un “progetto di sport” che la società organizzatrice, la ASCD Silvano Fedi, ha concepito come totalizzante perché inclusivo di altri settori come cultura, turismo, welfare e che, con prospettiva illuminata, ha coltivato e fatto crescere nel corso degli anni, cercando un confronto stringente con il territorio che la ospita. Molti i partners pubblici e privati riuniti in un Comitato Promotore con a capo la Provincia di Pistoia.
Tutto questo con un’unica finalità. Dall’’austera Piazza Duomo agli alberi centenari di Abetone, attraverso la stupenda Vallata del Reno per poi arrivare a Piazza Piramidi, tutto deve diventare, e diventa, esperienza emotiva per chi corre questi 50 km infiniti: le bellezze artistiche, i colori del pubblico lungo la strada, la suggestività del paesaggio naturale, la storia che si affaccia con le vecchie fabbriche, i borghi, le ghiacciaie di inizio secolo. E poi, sopra ogni cosa, i trecento ragazzi che partecipano al Quarto Traguardo. Sono loro che da diciotto anni precedono di qualche minuto gli atleti e che, con le loro carrozzine, tagliano per primi il traguardo della corsa più dura del mondo.