Campo Tizzoro (già Campo di Zoro), 715 m s.l.m, è una località situata sulla Montagna Pistoiese, nel comune di San Marcello Piteglio in Provincia di Pistoia. Diversi studiosi pensano che il nome Campo Tizzoro (spesso scritto Campotizzoro) possa derivare da campus thesauri, campo del tesoro, oppure dalla parola “tizzi” (abbreviazione di tizzone) a causa dei fuochi accesi per bruciare le salme dei cadaveri all’indomani della battaglia di Pistoia del 62 a.C..
Ancora altre interpretazioni sono legate al combattimento: campus tentorium, campo per l’accampamento e anche campus contentorium, campo dello scontro. Un’altra interpretazione sarebbe allacciata alla geografia del luogo traendo il nome Tizzoro dal latino tensus, disteso, inteso in questo caso nel senso di pianeggiante. È conosciuta anche la definizione Campo di Zoro, che dà il nome alla sua stazione ferroviaria. Una ulteriore supposizione sarebbe caratterizzata dal fatto che il nome possa derivare da “Artoz”, campo diboscato, pianeggiante, termine di origine celtica, poiché in numerose zone dell’Appennino Tosco Emiliano, sulle Alpi Apuane e parte della Garfagnana, si registrò proprio la presenza dei Celti, antica popolazione indoeuropea.
Come citato all’inizio, Campo Tizzoro è ricordato per la battaglia di Pistoia del 62 a.C. in cui perse la vita il senatore romano Catilina a seguito della celebre congiura che porta il suo nome. Questo scontro vide contrapposte le legioni guidate dal luogotenente del console Gaio Antonio Ibrida, Marco Petreio all’esercito di Catilina, il quale, proprio in quel frangente, quest’ultimo insieme ai suoi fedeli trovarono la morte.
La storia del paese, dal 1910, è legata agli stabilimenti industriali della Società Metallurgica Italiana specializzata nella produzione di munizioni. Quel momento segnò anche la nascita di un nucleo urbano allora inesistente, costituito prevalentemente dai capannoni della fabbrica lungo la Statale 66; nelle vicinanze, sempre ad opera della S.M.I., nacquero le prime case operaie. Tra il 1930 ed il 1935 il paese iniziò a cambiare fisionomia, si fabbricarono nuove abitazioni per poter ospitare gli operai, gli impiegati e i dirigenti. Alle case si aggiunsero una serie di edifici: un asilo, una scuola, la chiesa dedicata a Santa Barbara ed altri servizi pubblici.
Durante le due Guerre Mondiali gli impianti assunsero grande importanza, non soltanto per la produzione di munizioni, ma anche per la lavorazione dei laminati in bronzo, ottone ed alluminio. Nel 1926, per facilitare gli scambi locali relativi alla sua produzione industriale, venne inaugurata la nuova stazione ferroviaria e collegata a quella del paese di Pracchia attraverso la Ferrovia Alto Pistoiese. La ferrovia venne dismessa nel 1965.
Anche dopo la seconda guerra mondiale la S.M.I. continuò ad essere il fulcro dell’economia della montagna pistoiese. Gli anni ottanta segnarono il lento declino della società, fino ad arrivare al 2006, anno della definitiva chiusura dei suoi cancelli. Attualmente gli edifici sono stati ristrutturati, in parte adibiti a museo e in parte messi in vendita per il rilancio dell’economia locale.
A Campo Tizzoro meritano una visita i rifugi antiaerei costruiti negli anni trenta le cui gallerie si trovano ad una profondità compresa tra i 15 e i 30 metri sotto l’area del paese e si snodano per oltre 2 km. L’accesso avveniva mediante 9 pozzi, protetti esternamente da una cupola a forma di cuspide in cemento armato, ubicati strategicamente rispetto ai vari reparti della fabbrica. La discesa avveniva mediante due rampe di scale elicoidali che permettevano il deflusso rapido degli operai e della popolazione di Campo Tizzoro: in alcune prove effettuate in periodo bellico, 6000 persone circa furono evacuate in circa 3 minuti. All’interno il sistema di protezione era dotato di circa 6000 posti a sedere, un reparto di primo soccorso, una cappella con oratorio e servizi igienici. I pozzi erano inoltre dotati di chiusure stagne con un sistema di ricambio e bonifica dell’aria in caso di attacchi con gas; tutto il sistema delle gallerie era dotato di un sistema autonomo di illuminazione da utilizzare in caso di emergenza. E’ presente anche il museo, ubicato nella ex palazzina della direzione dello stabilimento S.M.I. dove si possono osservare i macchinari per la produzione delle munizioni, reperti ed oggetti utilizzati nella fabbrica.