Posto a metri 623 s.l.m., San Marcello Pistoiese, grazie al clima, ai suoi boschi, alla vicinanza di importanti città d’arte (Pistoia, Pisa, Lucca e Firenze) e di località sciistiche (Abetone), è divenuto famoso come località di soggiorno.
Venne probabilmente abitato, in epoca preromana, da popolazioni italiche (soprattutto Liguri), che fra il III e il II secolo a.C. vennero sconfitte dai Romani.
San Marcello Pistoiese viene anche ricordato per la sconfitta di Catilina, avvenuta nel gennaio del 62 a.c. : Catilina morì nella battaglia, e i suoi uomini, massacrati, furono gettati in un fiume. Tale battaglia si svolse probabilmente sull’appennino pistoiese, nei pressi dell’attuale abitato di Campo Tizzoro (frazione del Comune di San Marcello), alla confluenza del torrente Maresca nel fiume Reno, nelle vicinanze del luogo dove sorge, oggi, Pontepetri.
Durante il Medio Evo, San Marcello, per la sua particolare strategica posizione lungo gli itinerari appenninici, divenne in breve il più importante fra i centri della montagna pistoiese. Inizialmente feudo del Conte Guido Guerra di Modigliana, nel XIII secolo San Marcello divenne libero comune, entrando a far parte dei territori sottoposti all’egemonia di Pistoia ed al suo controllo amministrativo, con la creazione dell’istituzione della Comunità della Montagna ed alla nomina dei primi Capitani i quali, dal 1361, risiedettero, a periodi alterni, a Lizzano e, appunto, a San Marcello ( successivamente, anche a Cutigliano). I decenni successivi videro continue lotte fra i vari paesi della zona, in quanto appartenenti a fazioni nemiche. Risale a questo periodo la costruzione di torri e strutture difensive di cui ancora permangono resti.
Nel 1530, il paese fu teatro di guerra per il passaggio del condottiere Francesco Ferrucci, al servizio della Repubblica Fiorentina, che cercava di raggiungere Firenze per liberarla dall’assedio delle truppe dell’Imperatore Carlo V d’Asburgo, col quale il papa Clemente VII aveva creato un’alleanza nella speranza di restaurare nella capitale toscana il suo casato, quello dei Medici.
La popolazione di San Marcello, essendosi schierata con le truppe imperiali, subì una durissima rappresaglia di cui si trova traccia nella stessa toponomastica del paese (dove troviamo Port’Arsa e Piazzetta Bruciata).
L’esercito del Ferrucci venne poi sconfitto dalle truppe imperiali nei pressi di Gavinana, dove lo stesso condottiero fiorentino venne poi ucciso per mano di Fabrizio Maramaldo, pronunciando, secondo la tradizione storica, prima della morte, la famosa frase: “Vile, tu uccidi un uomo morto”.
Durante il governo mediceo, per migliorare le condizioni di vita della popolazione, aggravate dalle vicende politiche e militare e dalla crisi economica, vennero create sull’appennino pistoiese una serie di ferriere, tra cui quelle di Mammiano e di Malconsiglio, che si approvvigionavano nei boschi di San Marcello, ricchi di faggeti. Tali ferriere, insieme ad un più razionale sfruttamento del patrimonio boschivo, apportarono finalmente un miglioramento dell’economia delle popolazioni montane. Ma ciò che portò ad una notevole espansione urbanistica della cittadina, nonché ad un rinnovamento economico ed amministrativo avvenne durante il governo dei Lorena, Granduchi di Toscana: ovvero l’apertura, nel 1781, della famosa strada Ximenes-Giardini (“ximeniana”, odierna Strada Statale 66), che collegava Pistoia a Modena. L’urbanistica di San Marcello subì una notevole modificazione: il primitivo nucleo urbano fu tagliato a metà e si ebbe un notevole processo di espansione al di fuori della cerchia antica. San Marcello accrebbe dunque la sua importanza, anche per la presenza del Gonfaloniere e del Vicario Regio.
Durante il periodo napoleonico, il territorio montano fu diviso in quattro comuni: Cutigliano, Popiglio, Sambuca e, appunto, San Marcello, nel quale, nel 1811, furono creati una Biblioteca comunale ed un Ufficio di Stato civile, grazie all’aumento della popolazione, dovuto anche alla presenza di numerosi impianti produttivi sorti in prossimità della Via Modenese.
L’economia della zona conobbe un ulteriore incremento con l’inaugurazione, nel 1864, della Ferrovia Porrettana, che collegava Pistoia con Bologna e, poi, con la costruzione, nel 1926, della tramvia elettrica, denominata Ferrovia Alto Pistoiese, che univa Pracchia con San Marcello e le sue frazioni.
Lo sviluppo economico del paese di San Marcello ebbe un ulteriore impulso all’inizio del novecento, con l’apertura, a Campo Tizzoro e Limestre, degli stabilimenti della S.M.I. (Società Metallurgica Italiana) che già nel 1899 aveva acquistato gli stabilimenti industriali per la fusione e la lavorazione del rame a Limestre e Mammiano, fondate e gestite dalla famiglia Turri.
Tali attività industriale, assieme a quella turistica (fino dal secolo scorso San Marcello Pistoiese è stato, infatti, una rinomata località di soggiorno che accoglieva ospiti famosi e internazionali) è stata determinante per l’economia del paese.
Fra gli ospiti famosi che, nell’ottocento, soggiornarono a San Marcello, abbiamo alcuni pittori famosi: in particolare, Raffaello Sernesi e Odoardo Borrani, antesignani del Movimento della Macchia (“macchiaioli”), con le opere pittoriche dipinte dal vero (i primi paesaggisti della pittura italiana della seconda metà dell’ottocento).
Ma in paese soggiornarono altri rinomati pittori, come Giovanni Fattori (considerato fra i maggiori esponenti del movimento dei macchiaioli), Giovanni Boldini e Giuseppe De Nittis.
A San Marcello, tutti gli anni, a partire, molto probabilmente, dal 1838, nel giorno di Santa Celestina (8 settembre), patrona della montagna pistoiese, viene liberata e lanciata in aria una mongolfiera realizzata in carta e alimentata solamente da aria calda (il Pallone di Santa Celestina), costruita – si dice – su alcuni disegni dei fratelli Montgolfier, donati, assieme alla formula per la produzione di carta per palloni ad aria calda, dal figlio di Joseph Montgolfier (il più anziano dei due fratelli), Elia, in occasione di una sua visita al paese avvenuta nel 1835. Racconta la tradizione che se il Pallone di Santa Celestina supera il campanile sarà un anno fortunato per tutta la montagna, altrimenti no.
Per quanto riguarda l’architettura, da ricordare, fra le numerose opere di notevole interesse, la pieve di San Marcello, la cosiddetta Propositura, menzionata già in un documento diplomatico di Ottone III del 998 come “curtem de Marcillo”. L’edificio sorse sui resti di una primitiva struttura romana, composta da torre e cassero, poi trasformata in chiesa in tempi immemorabili (intorno ai secoli XI – XII) e che, probabilmente, aveva incorporato (o sostituito) una prima chiesa di origine romanica. Lo stesso campanile, di forma quadrangolare e rivestito in pietra, venne ricostruito tra il 1676 e il 1677 sull’antica torre romana.
Tra le opere conservate al suo interno sono da segnalare l’Invenzione della Croce, olio su tela di Agostino Ciampelli, e un Ecce homo in cera di Gaetano Giulio Zumbo, ceroplasta siracusano di origine e autore di macabre anatomie conservate alla Specola di Firenze. Notevole anche l’organo a canne, dotato di trasmissione integralmente meccanica, con un’unica tastiera di 47 note con prima ottava scavezza ed una pedaliera a leggio di 11 note, che venne costruito tra il 1788 e il 1790 da Pietro Agati come ampliamento di un precedente strumento, opera di Cosimo Ravani.