Piteglio, rinomato luogo di villeggiatura, soprattutto nel periodo estivo, si trova a 698 metri s.l.m.. Il comune di Piteglio (dal 2017 unito a quello di San Marcello Pistoiese) si estende nelle alti valli dei torrenti Lima e Limestre, al centro di un esteso territorio che abbraccia due valli principali, val di Lima e val di Forfora, ad una altitudine che varia da 400 a 1400 m, suddiviso in otto frazioni e sette borgate che fino a 200 anni fa costituivano 5 piccoli comuni autonomi, con foreste di castagni ed estese faggete. Tutto il territorio è stato abitato da secoli, si potrebbe dire da sempre, perché zona di terreni bene esposti, fertili, ricchi di acqua, lontano dagli acquitrini malsani della pianura paludosa.
Sono stati trovati reperti archeologici dell’età della pietra, del ferro; ma anche degli etruschi, dei liguri e dei celti, che, come gli altri popoli che, in successione, in questa zona si sono insediati o scontrati (Galli e Romani, Latini e Longobardi), hanno lasciato traccia di sé anche nei nomi dei luoghi. Ad esempio gallico è “Reno” che significava fiume, o Lucchio che significava bosco, mentre latini sono Bitolleta, Ravicata, Migliari, luoghi in cui crescevano betulle, rape o miglio, Cafaggio invece è un termine longobardo per indicare un luogo o un bosco recintato.
La Val di Lima fu sicuramente teatro di battaglie durante il periodo di espansione dei Romani, tra Via Emilia – Appennino – Lucca – Pisa, dove si erano insediati intorno al 180 a.C.
La Val di Forfora rispetto a questa linea era più interna e rimase indisturbata, senza bisogno di essere occupata e colonizzata con presidi militari.
Un ruolo importante lo ebbe invece successivamente, quando il regno longobardo a Lucca consolidava i suoi confini a sud est. Tutte le roccaforti, sia di origine romana che longobarda, vennero occupate, prima dell’anno mille, dai conti Guidi come parte del loro grande feudo tosco-romagnolo, confermato durante il regno della contessa Matilde che aveva adottato un Guidi (Guido Guerra 1099). I Guidi erano ancora presenti in montagna 100 anni dopo che la città di Pistoia si era costituita in libero comune (diploma dell’imperatore Federico Il del 1220).
Quando Pistoia, precursore delle prime autonomie locali italiane, diventò libero comune (nel 1105 aveva nominato i suoi primi consoli), tutti gli altri antichi centri della montagna un po’ alla volta scelsero la protezione del ricco libero Comune di Pistoia, piuttosto che la protezione della famiglia del feudatario: verso la fine del XIII secolo ogni paese castello divenne Comune. Stimolati da questa nuova alleanza ciascun paese si dotò di regole per mantenere una convivenza civile e provvedere alla autonomia alimentare della propria popolazione. Calamecca, Crespole, Lanciole, Piteglio e Popiglio da allora furono libere comunità con proprio statuto, prima sotto la supervisione di Pistoia e dal 1402 di Pistoia e di Firenze.
Nel 1402 la Val di Forfora, fino ad allora sottoposta a Serra, passò sotto la giurisdizione del Capitano di Montagna, accanto ai primi sette paesi a lui sottoposti nella montagna alta (Gavinana, San Marcello, Mammiano, Lizzano, Cutigliano, Popiglio e Piteglio). È quindi con l’affermarsi del potere fiorentino in montagna che si viene delineando la nuova configurazione politico amministrativa attuale.
Questo sistema amministrativo dei Comuni o Comunelli è rimasto invariato fino alle riforme avvenute dal 1774 in poi, quindi solo duecento anni fa, quando il granduca Pietro Leopoldo di Lorena, ridivise il territorio della Toscana in grandi comuni. Allora i cinque piccoli territori di Calamecca, Crespole, Lanciole, Piteglio e Popiglio ebbero un unico consiglio dei Rappresentanti sotto il nome di Piteglio. Trent’anni dopo, durante l’occupazione napoleonica, fu scelto Popiglio come capoluogo per tre anni, poi fu scelta la denominazione Popiglio e Piteglio, e finita l’occupazione francese il capoluogo tornò ad essere Piteglio. Nei secoli la distribuzione degli abitanti è cambiata via via che nascevano i nuovi paesi, ma il numero è rimasto pressoché invariato, fatta eccezione per i dati del 1745 sui quali si riflette l’aumento della mortalità per carestie e epidemie del secolo precedente.
Nell’abitato sono evidenti le tracce medievali, con i ruderi di un castello, che doveva servire come postazione fortificata e luogo di sosta per i pellegrini che provenivano dal nord della penisola e dall’Europa settentrionale e diretti, probabilmente, verso la Garfagnana.
Sui ruderi del castello venne costruita, fra il ‘300 ed il ‘400, la chiesa parrocchiale, con l’attuale campanile che doveva servire, a quel tempo, come torre di guardia della fortificazione.
Oltre all’attuale pieve, dedicata a Santa Maria Assunta che, risalente al XIII secolo contiene al suo interno la cappella della Madonna del Latte, vi è un’altra pieve, fuori dell’abitato, molto più antica e di impronta romanica: la Pieve della Santissima Annunziata (“la pieve vecchia”).
Da visitare il Borgo Migliorini, un piccolo villaggio turistico completamente immerso nel verde e recentemente restituito al fascino dell’architettura rurale ed il borgo di Calamecca, sede dell’omonimo castello, raso al suolo nel 1182 dai pistoiesi per essersi ribellato alle magistrature cittadine, ma ricostruito durante il XIII secolo. Il borgo conserva traccia delle strutture medievali, oltre alla cinquecentesca chiesa parrocchiale dedicata a S. Miniato e alcuni nobili palazzi, uno dei quali ospitò, nel 1530, Francesco Ferrucci prima della battaglia di Gavinana, dove il famoso condottiero perse la vita.
Da visitare, poi, la frazione di Popiglio, posto lungo il fiume Lima a 523 s.l.m. che è stata, per secoli, una delle comunità più popolate della montagna pistoiese, sede di uno dei più antichi castelli medievali della zona (era feudo dei Conti Guidi già attorno al 1000). Il primo insediamento era di origine romana e risale, probabilmente, al II secolo a.C.
Nel medioevo, a causa della sua posizione strategica (il paese era posto al confine con lo stato lucchese), fu spesso teatro di conflitti che, ai primi del XIV secolo, opponevano Pistoia a Lucca e per tale motivo, per ben due volte, Popiglio venne assediato, distrutto e infine ricostruito. Ottenuta l’indipendenza comunale intorno alla metà del XIII secolo, grazie all’appoggio di Pistoia, mantenne la propria autonomia anche nei secoli successivi, pur mantenendo rapporti stretti con Pistoia, per motivi politici, ma anche militari.
Di origine romanica è la Pieve di Santa Maria Assunta, che, fondata nel 1271, subì importanti modifiche (che hanno riguardato soprattutto l’interno) fra la fine del XV secolo e i primi del successivo, pur mantenendo la tipica sobrietà della facciata in pietra serena. Nella pieve, fra gli arredi, da rilevare la presenza di un trittico marmoreo della scuola del Bernini e di alcuni pancali e confessionali in legno intagliati all’inizio del XVII secolo da botteghe artigiane del paese.
Sempre in Piazza della Chiesa, accanto alla Pieve, si trova un Museo diocesano d’arte sacra, suddiviso in due sezioni, una all’interno della Pieve stessa l’altra nella contigua Cappella della Misericordia, inserito nel percorso dell’Ecomuseo della montagna pistoiese. Nel museo sono conservati paramenti ed arredi sacri e tavole trecentesche di autore ignoto.
A monte della S.S. 12 dell’Abetone e del Brennero, troviamo, poi, le Torri di Popiglio, che sovrastano il paese e rappresentano gli ultimi resti della “Rocca Securana”: la stessa, sorta probabilmente sull’antico insediamento romano (II secolo a.c.) che ha dato origine al paese di Popiglio quale sistema difensivo delle vie di comunicazione, ha avuto il suo massimo sviluppo e importanza dal XII al XV secolo, rappresentando, fino al XV secolo un caposaldo difensivo della montagna pistoiese situato al confine con lo Stato Lucchese, e quindi di notevole importanza strategico-militare per Pistoia prima e per Firenze poi.