Pittoresco borgo dell’alto Appennino pistoiese, posto a 678 metri s.m., a ridosso del Monte Cuccola, Cutigliano è la seconda stazione toscana per gli sport invernali ed è anche una prestigiosa località di villeggiatura estiva.
Si raggiunge da Pistoia percorrendo la Strada Ximeniana, ovvero le strade statali 66 e 12 per circa 40 chilometri e poi, in località Casotti, deviando sulla destra.
L’origine del suo nome è incerta: secondo alcuni il nome deriva da Cutilio antico; altri sostengono che l’esercito del patrizio romano Catilina, sconfitto in questo territorio dall’esercito di Antonio, avrebbe fondato il paese che prese il nome di Catilianum; c’è chi, invece, si rifà agli abitanti di Cutilia (vicino Rieti) che, vista distrutta la loro città dal popolo degli Umbri, cercarono una nuova sede dove stabilirsi e scelsero, appunto, Cutigliano perché somigliava al luogo che avevano dovuto abbandonare; altri autori, ancora, fanno derivare il nome del paese da un passo di una lettera di Cicerone in cui nomina “Acutilianum” analogamente ad Arimini, che volgarmente era detta Rimini; infine, c’è chi richiama il Re delle Alpi Coctio, chi Coctianum, famiglia famosa, chi il poeta Catullo, da cui il nome Catullianum. Ma è incerta, anche l’origine stessa del paese: alcuni autori sostengono che il territorio di Cutigliano apparteneva anticamente ai Liguri Friniati; altri fanno derivare la sua origine agli Etruschi.
Data la sua storia feudale (la sua presenza nell’anno 1000 è attestata da alcuni documenti storici conservati nell’Archivio di Stato di Pistoia), Cutigliano presenta un assetto urbano prevalentemente medievale, con la presenza di varie torri (a Montestuccioli, a Cacioli ed alla Cornia), posizionate nei punti dominanti e strategici del piccolo borgo. In quel periodo Cutigliano apparteneva al Comune di Lizzano, con un governatore indipendente dalla città di Pistoia.
Si ritiene che l’anno in cui Cutigliano si divise dal Comune di Lizzano sia avvenuta intorno al 1300, certamente non prima del 1255, anno in cui si sa che alcuni cittadini di Cutigliano vennero eletti, tra gli altri, per amministrare il Comune di Lizzano.
Fra tra gli anni 1320 e 1330 Cutigliano dovette affrontare dure e cruente battaglie per mantenere la propria autonomia: quella avvenuta contro Castruccio di Antelminelli, Capitano Generale di Guerra dei Lucchesi e quella contro i ribelli della Valdinievole che furono sconfitti nel 1330 dal Capitano Angiolo Panciatichi.
L’origine della figura del “Capitano di Montagna” (un vero e proprio governatore) è incerta: secondo alcuni storici risale all’anno 1330, proprio con Angiolo Panciatichi; secondo altri, invece, è da datare intorno al 1358, dopo la ribellione dei popoli della Montagna Alta, in quanto Pistoia, preso atto che il governo dei Potestà non dava i risultati voluti, mise al potere un solo ministro con il titolo, appunto, di Capitano della Montagna, che periodicamente variava la propria residenza fra Lizzano, San Marcello Pistoiese e Cutigliano e aveva l’obbligo “di fare ogni mese il giro dei castelli”.
In quell’anno, dopo varie contestazioni, i pistoiesi, in accordo con alcuni mediatori fiorentini e gli anziani, stabilirono che la carica di Capitano della Montagna doveva essere ricoperta da una persona di parte guelfa fiorentina. Il Capitano della Montagna prese residenza per la prima volta a Cutigliano nel 1373. Dimorò in una casa presa in affitto nei pressi della attuale Piazza del Comune. Ma per il decoro ed il prestigio del Capitano venne acquistato nel 1377 il terreno per la costruzione del Palazzo Pretorio. Questo acquisto risulta dall’archivio di S. Iacopo da San Miniato, in cui si trovano due contratti rogati da Ser Cherardo di Jacopo, notaro ed ufficiale di Ser Baldo di Guglielmo Altoviti, Capitano di Montagna. In uno di questi è detto che il 6 settembre 1377 si adunarono a Cutigliano i Sindaci di Sette Comunità della Montagna Alta per comprare il sito su cui fabbricare il Palazzo. Per l’acquisto del terreno furono versati 277 fiorini d’oro, 216 soldi e 32 danari. Il sito era composto da due case attigue e da un orto nel quale si trovavano gelsi e frutti. In tempo di guerra o di contagio, il Capitano doveva continuamente risiedere nel Palazzo insieme alla Corte. Il Capitano di Montagna che ha dimorato per primo nel Palazzo è stato Baldo Altoviti, nobile fiorentino, avo degli Altoviti-Avila imparentato con la ben nota famiglia cutiglianese Niccolai-Lazzerini (Fonte sito istituzionale del Comune di Abetone Cutigliano).
Dal 1377 la residenza si alternò ogni quattro mesi tra Cutigliano, San Marcello e Lizzano; ma nel 1512, a seguito di un fatto increscioso, Lizzano perse il diritto ad ospitare il Capitano della Montagna e da allora la residenza si alternò di sei mesi in sei mesi solo tra Cutigliano e San Marcello.
Da visitare, a piedi, il Palazzo Pretorio (o Palazzo dei Capitani), la sola delle tre residenze dei Capitani della Montagna sopravvissuta fino ad oggi. Nel palazzo, oltre a venire conservati gli atti notarili, veniva amministrata la giustizia su di un banco in pietra, inizialmente posto all’interno della piccola Loggia che si trova quasi di fronte al Palazzo, oggi trasferito nell’atrio. La mole chiusa e compatta del Palazzo Pretorio ricorda i palazzi pubblici edificati in Toscana fra il XIII e XIV secolo. Tuttavia il Palazzo presenta forme riconducibili all’ambiente fiorentino del Quattrocento. La calma ripartizione della facciata a tre ordini di finestre sovrapposte e le cinque aperture arcuate del piano mediano, dotate di una semplice mostra di pietra, sono motivi tipici del primo Rinascimento fiorentino. Anche il portale d’ingresso, con coronamento centinato e fregiato da conci di bugnato liscio, va riferito al rinascimento fiorentino (in evidenza il grande stemma mediceo che si trova sopra il portone, sormontato da chiavi e tiaria pontificia). Le finestre del sottotetto, con la loro tipica forma a orecchia, rivelano invece un’origine settecentesca (Fonte sito istituzionale del Comune di Abetone Cutigliano). Le finestre quadrate del piano terreno risalgono al restauro avvenuto intorno al 1930. Ancora oggi sulla facciata principale del palazzo possiamo ammirare una serie di stemmi in pietra e terracotta policroma, alcune di manifattura robbiana; altri fra cui un dipinto, si trovano nell’atrio d’ingresso e sul fianco sinistro dell’edificio.
Questi sono le insegne araldiche che i vari Capitani della Montagna lasciarono a ricordo del loro mandato. Se ne contano circa novantacinque, databili fra il 1444 e il 1742. Sulla sinistra della facciata si trova una piccola fontana di forma quattrocentesca al cui fianco vi era la colonna del Marzocco (costituita da un leone affiancato da uno scudo con il giglio di Firenze, simbolo della Repubblica Fiorentina), oggi trasferita per ragioni di conservazione sotto la loggia e sostituita con una copia.
La piccola Loggia, costruita quasi di fronte al Palazzo, risale al XV secolo. Eretta in un tempo successivo rispetto all’edificazione del Palazzo Pretorio, era il luogo dove si rogavano gli atti notarili e dove il Capitano amministrava la Giustizia. Sulla parete di fondo della Loggia si trova un’edicola entro cui è un affresco raffigurante la Madonna col Bambino del 1577.
Al di fuori dell’originario nucleo abitativo, si trova la Chiesa di San Bartolomeo, sorta in epoca medievale ed oggetto di successivi e continui rifacimenti, con presenza, all’interno, di numerose opere ed arredi. Dalla chiesa, a piedi, si arriva al panoramico piazzale di San Vito.