Abetone, comunemente detto L’Abetone, è situato a 1388 metri s.l.m., nell’Alta Valle del Sestaione, al confine con l’Emilia Romagna, presso l’omonimo valico appenninico. È una rinomata località di villeggiatura, sia estiva che invernale, conosciuta ed apprezzata anche all’estero.
Venne istituito come Comune nel 1936, con una parte del territorio appartenente al Comune di Fiumalbo ed una parte del territorio appartenente al Comune di Cutigliano.
Originariamente la zona era priva di centri abitati, coperta com’era da fittissimi boschi, interrotta solo da qualche ripida mulattiera che conduceva al valico di Serrabassa (nei pressi di Boscolungo).
Nell’antichità è sempre stato luogo di passaggio dell’Appennino Tosco-Emiliano, fin dai tempi di Annibale, che – si dice – lo utilizzò per entrare in Etruria; nelle vicinanze, infatti, abbiamo il “Passo Annibale”, valico tra la provincia di Modena e la provincia di Pistoia.
Si narra che il nome “Abetone” tragga origine nel 1766, quando iniziò la costruzione della strada, la Via Ximeniana (oggi Strada Statale 12 “dell’Abetone e del Brennero”) dal nome del progettista, Leonardo Ximenes, che si occupò della progettazione della parte toscana della strada di comunicazione. Ximenes (Trapani, 27 dicembre 1716 – Firenze, 4 maggio 1786) è stato un famoso gesuita, astronomo, ingegnere e geografo italiano di grande rilievo della Toscana dei Lorena, autore di diversi ed importanti studi e trattati scientifici e realizzatore di opere di ingegneria idraulica (a lui si deve l’inizio delle opere di bonifica della Maremma toscana e del Padule di Bientina). Dedico gli ultimi anni della sua vita alla realizzazione dell’osservatorio astronomico di Firenze “San Giovannino” o Osservatorio Ximeniano.
La Via Ximeniana fu fortemente voluta dal Pietro Leopoldo II d’Asburgo-Lorena, Granduca di Toscana con il nome di (Pietro) Leopoldo I di Toscana; strada che, attraversando l’Appennino, collegava, tramite il Passo dell’Abetone, il Granducato di Toscana con Ducato di Modena, nel tratto più basso chiamato “Serrabassa” dai modenesi e “Boscolungo” dai toscani.
Nacque, dunque, il “Passo dell’Abetone”, così chiamato per la presenza di una pianta di abete – che venne abbattuta durante i lavori – dal tronco così grande da non poter essere abbracciata neppure da sei uomini.
Sul confine fra i due regni, furono erette due piramidi, con gli stemmi dei due ducati, a ricordo di Francesco III D’Este, duca di Modena e (Pietro) Leopoldo I, Granduca di Toscana: costruite entrambe da maestranze toscane, sono in pietra con ornamenti in marmo e recano, ciascuna sul lato che guarda lo stato di appartenenza, l’arma e l’iscrizione del rispettivo sovrano. Su ognuna di esse è scolpita un’iscrizione in latino: quella toscana fu composta da Leonardo Ximenes, ed esalta la figura del Granduca Leopoldo come “rinnovatore della libertà e del commercio”; quella modenese, invece, sottolinea l’importanza militare della strada appena costruita quale congiunzione tra la Germania e la Toscana.
Tale via di comunicazione, infatti, inaugurata il 1 maggio 1798, si dimostrò di grande importanza, anche per l’economia della montagna pistoiese che grazie ad essa ebbe un notevole impulso, in quanto collegava la Toscana non solo a Modena, ma anche a Mantova e all’Austria e fu decisiva per il ripopolamento della zona, anche perché occorreva manovalanza che si occupasse non solo della sua manutenzione (specie nella stagione invernale, quando occorreva far spalare la neve dal passo e dalla strada per mantenerli praticabili) ma anche della gestione dei servizi (stazione di posta, dogana, ecc.).
Per non parlare dei boscaioli, che dovevano tenere puliti i boschi.
A tale scopo, venivano stipulati veri e propri contratti con gli operai, che comprendevano penali se non fossero stati rispettati ed i metri di strada da mantenere liberi dalla neve erano trattati a forfait con lo “stradino”, specie di esattore che appaltava la spalatura della strada agli abitanti della montagna.
Nei pressi del passo sorsero due dogane, quella modenese in località “Serrabassa” (vicino alle piramidi) e quella Toscana in località “Boscolungo”, dove venne costruita anche una chiesa, a partire dal 1782, su ordine del Granduca Pietro Leopoldo (e per questo motivo venne chiamata Chiesa di San Leopoldo), sempre nell’ambito del più ampio progetto architettonico ed ingegneristico realizzato dal granducato. Difatti, con la costruzione della chiesa, assieme alla stazione di posta ed alla dogana, il nuovo collegamento stradale veniva dotato dei vari servizi legati alle esigenze non solo dei viaggiatori, ma anche della popolazione locale, così incentivata ad abitare nella zona del passo e della montagna in genere.
L’Abetone era frequentato da turisti, anche illustri, fin dalla metà dell’800; fra i tanti si ricorda, ad esempio, il soggiorno in località Boscolungo, nell’estate del 1903, di Giacomo Puccini che qui compose la sua famosa Madama Butterfly (e per ricordare l’evento dal 2010 si tiene ad Abetone una manifestazione musicale intitolata “Puccini e le sue montagne” organizzata dal Comune e da AidSM – Associazione Italiana delle Scuole di Musica).
Tuttavia, con l’unità d’Italia e l’eliminazione dei confini regionali, iniziò il declino del paese, accelerato anche dalla costruzione, nel 1864, della ferrovia Porrettana che univa la Toscana con l’Emilia-Romagna, facendo così perdere alla strada Ximeniana (modenese) la sua funzione di principale collegamento fra le due regioni.
Nel 1904, quando si cominciarono ad usare le piste dell’Abetone per la pratica dello sci e venne riscoperto il valore della località come luogo di villeggiatura sia estiva che invernale, si ebbe la sua rinascita basata sul turismo, ancora oggi principale attività economica dell’Abetone.
Attualmente esistono, nella stazione sciistica, oltre 50 km. di piste, con varie decine di impianti di risalita, quasi tutti rinnovati con l’inizio del nuovo millennio.
Come famosi sciatori, originari di Abetone, sono ricordati Zeno Colò (Abetone, 30 giugno 1920 – San Marcello Pistoiese, 12 maggio 1993), uno dei più forti atleti alpini di tutti i tempi, già primatista mondiale del chilometro lanciato, campione mondiale (2 ori ed un argento ad Aspen 1950) e olimpico (1 oro ad Oslo 1952) e Celina Seghi (Abetone, 6 marzo 1920), vincitrice di una medaglia iridata (bronzo, Aspen 1950) e del maggior numero di medaglie ai Campionati italiani nella storia dello sci alpino.
Abetone ha anche ospitato, svariate volte, le gare di Coppa del Mondo femminile di Sci Alpino.
Particolare importanza dà al territorio la Val di Luce, situata a circa 4 km. dal Passo dell’Abetone, scendendo verso Fiumalbo e che, fino agli sessanta del secolo scorso, si chiamava Valle delle Pozze (perché percorsa dal dal Rio Le Pozze, affluente del torrente Scoltenna, tributario del fiume Panaro che a sua volta s’immette nel fiume Po).
In passato la Val di Luce risultava pressoché disabitata, eccezion fatta per qualche capanna di boscaioli o ricoveri di pastori che là vi conducevano i propri greggi al pascolo; anche se sicuramente è sempre stato luogo di transito di viandanti, pellegrini e mercanti, esistendo, nella zona, i valichi che consentivano il passaggio dall’Etruria alle pianure dell’Emilia.
Qui passò nel 1600 e nel 1700 la cosiddetta “Via dei remi”, utilizzata per il trasporto all’arsenale di Pisa di tronchi di faggi ed abeti tagliati dalle foreste della montagna pistoiese per ricavarne remi e assi per il fasciame delle navi del Granducato di Toscana.
La valle venne valorizzata nel 1935 quando venne acquistata dal podestà di Abetone, Ing. Lapo Farinati Uberti, che decise di realizzarvi un centro turistico di prim’ordine, compresa la costruzione di un albergo moderno con varie dipendenze, piste da sci, impianti di risalita a fune, piste di pattinaggio, punti ristoro ed un parcheggio.
Il progetto prevedeva anche l’installazione di un grande faro nella parte alta della valle (e da qui il nome di “ Val di Luce”); tuttavia i lavori, che iniziarono quasi immediatamente con la costruzione dell’albergo tutto in pietra collocato sotto il Passo di Annibale, di una dipendenza e di alcune infrastrutture, con lo scoppio della seconda guerra mondiale e la successiva morte di Lapo Farinati Uberti furono abbandonati; solo negli anni sessanta furono ripresi con un progetto aggiornato e vennero quindi realizzati progressivamente vari impianti e piste da sci, esercizi commerciali e parcheggi, fino a diventare oggi la Val di Luce un comprensorio sciistico perfettamente autonomo rispetto a quello dell’Abetone (dotato anche di una propria scuola di sci), al quale è tuttavia è ben collegato.
Proprio grazie a questo collegamento con gli impianti e le piste da sci e le strutture ricettive alberghiere e extra-alberghiere della Val di Luce, quello dell’Abetone è senza alcun dubbio uno dei comprensori sciistici più importanti (se non il più importante) di tutto l’Appennino.