DI LUCA OLMI
Non è un romanzo. Non è un noir. Non è un thriller.
Eppure la sua lettura appassiona.
Stiamo parlando di “Una sfida lunga 40 anni”, un libro scritto da Franco Ballati e Cristiano Rabuzzi oramai più di 5 anni fa. Ma sarebbe improprio dire che il libro è stato scritto solo da loro due.
In realtà trattasi di un insieme di testimonianze uniche, semplici, ma allo stesso tempo bellissime, frutto delle esperienze che atleti e non hanno avuto avvicinandosi a questa gara affascinante, unica nel suo genere, a ragione definita “ La Corsa ”
Al giorno d’oggi sembra quasi che tutti siano nati per vincere e nessuno per partecipare. L’importante è essere inquadrati, applauditi, coccolati e questo sta diventando una vera e propria sindrome generazionale. Vincere è certo gratificante ma ancora di più è vivere secondo le proprie inclinazioni e possibilità.
“Vinci anche se arrivi ultimo!” Mai come in questo caso valgono le parole di De Coubertain sull’importanza del partecipare. Perché partecipare significa mettersi alla prova con “ un test che non ha confronti ” , significa immergersi totalmente con la testa, con l’anima e con il cuore, ,significa onorare un grande atleta, ma soprattutto una grande persona di nome Artidoro Berti vero e proprio padre putativo della Pistoia – Abetone. La sua testimonianza, “Vado da Pistoia all’Abetone di corsa per mostrare a tutti la fatica del maratoneta” ci commuove ancora più della vista della sua foto in copertina quando, nel 1968 in tuta e con un paio di semplici scarpe da ginnastica tenterà per primo l’impresa di correre da Pistoia all’Abetone per gioco nello stesso giorno in cui a Città del Messico si corre la maratona olimpica.
Le numerose foto presenti sono davvero rivelatrici di cosa sia questa corsa meravigliosa. Nel volto di ognuno si scorge tutta la fatica, il sudore, ma anche l’emozione e la commozione mista a soddisfazione per aver compiuto un’impresa a volte ai limiti dell’umano.
Del resto……” non potrai scappare dal tuo cuore. Dunque è meglio che ascolti ciò che ha da dirti “
Immergendosi nella lettura del libro appare palese da parte di tutti i protagonisti un senso di rispetto verso questa corsa quasi religioso. E altrettanto innegabile che una certa emozione prende campo nel lettore allorché si celebrano determinate imprese o si pensa al “quarto traguardo” per le persone meno fortunate.
Insomma un libro che non può non essere presente negli scaffali di un amante dello sport in generale e di un podista in particolare.